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Article | 22 March 2023 | Italiano
Thomas Vogl, CFA, FRM
Senior Investment Analyst, Architas
Chiari segnali di ripartenza
Con l’abolizione della politica zero-Covid cinese, l’economia domestica ha vissuto una straordinaria ripresa. Le prove sono molteplici: gli ordini manifatturieri registrano la maggior crescita da un decennio a questa parte, mentre nelle metropolitane cinesi aumenta il numero di passeggeri - segnale importante della ripresa del settore dei servizi. E il boom della cosiddetta “spesa repressa” attraverso i risparmi accumulati durante la pandemia sta dando un forte impulso ai viaggi internazionali e ai beni di lusso.
Per il 2023 l’Assemblea nazionale del popolo (NPC) ha fissato un obiettivo di crescita del PIL “intorno al 5%”. Alcuni economisti sono convinti che questo obiettivo potrebbe essere superato. I consumi saranno il motore della crescita di quest’anno e l’Assemblea nazionale del popolo (NPC) attribuisce ad essi la massima priorità, assumendo un profilo politico più pragmatico nei confronti del settore immobiliare e delle piattaforme internet. Anche la creazione di posti di lavoro e gli investimenti esteri sono in cima alla lista delle priorità. La politica monetaria sarà “prudente e mirata”.
I dati macroeconomici e industriali ad alta frequenza mostrano chiari segnali di normalizzazione dell’attività dopo la riapertura. Gli ultimi dati relativi all’indice dei responsabili degli acquisti (PMI) hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi dieci anni: il PMI manifatturiero ha battuto la stima previsionale di due punti (52,6 contro 50,6), mentre il PMI non manifatturiero ha chiuso a 56,3 contro la previsione ferma a 54,0. L’indagine di febbraio sul settore dei servizi indica un progresso dal 52,9 di gennaio al 55,0. Nonostante questa impennata della domanda, l’inflazione sembra destinata a rimanere bassa; nel 2023 l’obiettivo ufficiale la fissa al 3%. È un valore in netto contrasto con quello di altre grandi economie, dove il livello generale dei prezzi cresce molto di più.
Ma fino a che punto questo rimbalzo della crescita può contagiare il resto del mondo? A beneficiarne sono ovviamente i paesi vicini alla Cina, che verso la Cina esportano molto più di tante economie occidentali. Anche alcuni dati macroeconomici hanno registrato una ripresa, pur rimanendo in fase di contrazione a causa del rallentamento della domanda globale. Il ritorno dei turisti cinesi nel resto dell’Asia e lo smobilizzo dei risparmi cinesi accumulati dovrebbero fungere da volano positivo per Hong Kong e della Tailandia.
L’aumento della domanda si rifletterà anche sui mercati delle materie prime, in particolare sul petrolio, dato che la Cina è il maggior importatore mondiale. Secondo le stime, la domanda cinese potrebbe aumentare di 1 milione di barili al giorno e, data l’offerta limitata, dovrebbe far salire le quotazioni petrolifere.
Il nostro punto di vista
Nel breve periodo manteniamo la nostra visione positiva sui mercati azionari dell’Asia (Giappone escluso), dato il miglior potenziale di crescita e la possibilità di rivedere al rialzo gli utili societari. Nonostante la recente battuta d’arresto nella corsa alla ripartenza, lo slancio positivo dovrebbe perdurare e i mercati sono tutt’altro che costosi o eccessivamente affollati.
Per le azioni dell’Asia ex-Japan tra i rischi vi sono un atterraggio duro dell’economia statunitense (recessione) o una rinnovata forza del dollaro, a causa della corsa ai beni rifugio. Merita ricordare che gli investitori internazionali potrebbero scegliere di partecipare in modo indiretto alla ripartenza cinese, per esempio entrando nei mercati azionari europei notoriamente esposti ai cambi della domanda cinese.
Come sempre, suggeriamo un portafoglio d’investimento diversificato per evitare di scommettere su un’unica area geografica. Un’esposizione ben distribuita tra le varie classi di attività può ridurre al minimo i rischi associati a una singola area.