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Article | 05 October 2023 | Italiano
MERCATI
Azioni
Le azioni globali si sono deprezzate e l’indice MSCI World ha ottenuto una performance del -4,4%. Pur segnalando l'approssimarsi del picco, le banche hanno ribadito la necessità di mantenere i tassi a livelli elevati ancora a lungo. Le azioni statunitensi sono arretrate del 4,9% (indice S&P 500), registrando il peggior calo mensile dall’inizio dell’anno, mentre i titoli europei hanno ceduto il 2,8% (indice EuroStoxx 50) e quelli cinesi il 3,1% (indice MSCI China). L’indice britannico FTSE 100 si è mosso in senso opposto e ha messo a segno un rialzo del 2,3%, favorito dal peso elevato delle società energetiche a cui hanno contribuito i rincari petroliferi.
Obbligazioni
Le obbligazioni globali hanno subito una brusca flessione, avendo gli investitori rivisto le loro previsioni sui tassi di interesse futuri alla luce delle dichiarazioni aggressive delle banche centrali. Il Treasury USA a 10 anni ha, da inizio anno, una performance del -3,5% mentre il Bund tedesco a 10 anni del -2,5%. Le obbligazioni corporate hanno sovraperformato il debito pubblico, anche se i rendimenti dei titoli investment grade sono rimasti negativi. Le obbligazioni high yield hanno dimostrato una maggiore tenuta, grazie a cedole più elevate che hanno protetto dall’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato.
Valute
Il dollaro USA ha riguadagnato terreno grazie alla “pausa nella politica aggressiva” della Federal Reserve che ha fugato le speculazioni sulla possibilità di una sensibile riduzione dei tassi d’interesse statunitensi nel corso del 2024. Per contro, annunciando che l’aumento dei tassi di settembre potrebbe essere l’ultimo, la Banca centrale europea ha indebolito l’euro. Infine, la Bank of Japan ha mantenuto la sua posizione accomodante.
Materie prime
Il prezzo del petrolio è salito del 9,7% a 95,30 dollari al barile (Brent), ossia il livello più alto da quasi un anno, in un contesto caratterizzato dai timori di un restringimento dell’offerta, dopo l’estensione dei tagli alla produzione attuata dai membri dell’OPEC+ fino alla fine dell’anno. Deprezzandosi del 4,7%, l’oro ha chiuso il mese di settembre a 1.848,60 dollari l’oncia troy.
Volatilità di mercato
A settembre la volatilità ha registrato un balzo del 29,1% e l’indice Vix ha chiuso a 17,5. Tuttavia, l’indice Vix è rimasto al di sotto del livello 20 - solitamente considerato un indicatore di stabilità del mercato.
Investimenti responsabili
Alcuni segnali indicano che i governi stiano iniziando a ridimensionare i loro impegni in campo ambientale. Il Regno Unito, ad esempio, ha posticipato il divieto di vendita di auto nuove con motori a petrolio e di caldaie a gas per il riscaldamento delle abitazioni. Alcune di queste decisioni sono dettate da vincoli fiscali; altre sembrano avere una motivazione più politica.
IN
BREVE
Le banche centrali dei mercati sviluppati hanno ribadito la necessità di mantenere i tassi elevati per un certo lasso di tempo al fine di riportare l’inflazione verso l’obiettivo, facendo svanire le speranze di tagli sostanziali il prossimo anno. Per contro, il Brasile ha operato il secondo taglio di questo ciclo, mentre la Polonia ha abbassato i costi di finanziamento per la prima volta da oltre tre anni.
Gli ultimi dati suggeriscono che il rallentamento dell’economia cinese potrebbe aver toccato il fondo a luglio. Da agosto a settembre l’indice composito dei responsabili degli acquisti (PMI) è salito da quota 51,3 a quota 52,0, segnando il dato più elevato da giugno. Le vendite al dettaglio, la produzione industriale, le esportazioni e le importazioni hanno superato le previsioni per il mese di agosto.
Il governo degli Stati Uniti ha evitato di stretta misura lo shutdown previsto per l’inizio di ottobre, dopo l'accordo all’ultimo minuto raggiunto dai legislatori per fare slittare il rischio di chiusura a metà novembre che mantiene la spesa ai livelli attuali per altri 45 giorni. I finanziamenti destinati allo sforzo bellico per l’Ucraina rimangono tuttavia esclusi.
IN PRIMO
PIANO
LA settembre la stima preliminare del S&P Global US Composite PMI è scivolata a 50,1, la performance più debole da febbraio, ad indicare che l’attività economica statunitense potrebbe avvicinarsi alla stagnazione. Occorre capire se il rallentamento avrà ripercussioni anche sul mercato del lavoro, sulla domanda dei consumatori e sull’inflazione.
La flessione di settembre dei mercati obbligazionari ha spinto i rendimenti dei titoli di Stato statunitensi e tedeschi a 10 anni sino ai massimi, rispettivamente, degli ultimi 16 e 12 anni. Se dovessero mantenersi a questo livello, nel quarto trimestre i rendimenti potrebbero indebolire sensibilmente i mercati azionari.
Il prezzo del petrolio è salito ai massimi livelli da quasi un anno. Oltre a incidere direttamente sui catalizzatori di mercato, condiziona l’intera economia attraverso l’aumento dei costi di produzione e di trasporto. La recente impennata alimenterà una nuova spinta inflazionistica?